
" Mangia cu pani " mi diceva mia nonna quando spesso e volentieri, durante la settimana, mi fermavo a pranzare,dopo la scuola, a casa sua. Erano i primi anni sessanta e nelle nostre tavole non c´era ancora la varietá di cibo che i nostri figli hanno avuto la fortuna di apprezzare( e disprezzare). Quel " mangia cu pani " stava a significare: accompagna il cibo, la pasta in primis, col pane. In questo modo, piuttosto economico, si dava un grosso contributo al "nutrimento del ventre e al riempimento delle viscere". Cosí, qualche volta, si poteva risparmiare anche sul "secondo".
Beh naturalmente i tempi sono cambiati ed é cambiata anche la nostra alimentazione. Oggi il pane é diventato quasi un contorno ed il suo consumo é drasticamente calato.Perché? Per almeno due ragioni. La prima é che siamo diventati piú ricchi e mangiamo cose diverse. La seconda perché nel recente passato siamo diventati piú poveri e il 40% degli italiani mangia il pane del giorno prima. Pare che solo il 2% butti il pane avanzato.Ecco perché con un ulteriore crollo del 3% degli acquisti nel 2015 i consumi di pane degli italiani si sono praticamente dimezzati negli ultimi 10 anni ed hanno raggiunto il minimo storico. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti dalla quale si evidenzia il record negativo con appena 85 grammi a testa al giorno per persona nell’anno appena passato. Con il taglio dei consumi – sottolinea la Coldiretti – si e’ verificata una svolta anche nelle abitudini a tavola e sale l’interesse per il pane biologico e, con l’aumento dei disturbi dell’alimentazione, sono nati nuovi prodotti senza glutine e a base di cereali alternativi al frumento (kamut, farro).
Ad essere preferito, anche se il consumo e’ in costante calo, continua ad essere il pane artigianale che rappresenta l’88% del mercato, ma cambia la pezzatura più gettonata che scende del 50% nei dieci anni, da 1,5 chili ad un solo chilo. A crescere sono invece i prodotti sostitutivi del pane (grissini, crackers, pani morbidi) per i quali Databank ha stimato una crescita dell´1,2% nel 2015. La spesa familiare in Italia per pane, grissini e crackers – stima la Coldiretti – ammonta a 8 miliardi all’anno.
Il calo ha avuto una accelerazione negli ultimi anni con il consumo di pane che nel 2010 era di 120 grammi a testa al giorno, nel 2000 di 180 grammi, nel 1990 a 197 grammi e nel 1980 intorno agli 230 grammi che sono valori comunque molto lontani da quelli dell’Unità d’Italia nel 1861 in cui si mangiavano ben 1,1 chili di pane a persona al giorno.
Il calo ha avuto una accelerazione negli ultimi anni con il consumo di pane che nel 2010 era di 120 grammi a testa al giorno, nel 2000 di 180 grammi, nel 1990 a 197 grammi e nel 1980 intorno agli 230 grammi che sono valori comunque molto lontani da quelli dell’Unità d’Italia nel 1861 in cui si mangiavano ben 1,1 chili di pane a persona al giorno.
Il pane – continua la Coldiretti – ha perso addirittura il privilegio della quotidianità con quasi la metà degli italiani (46%) che mangia il pane avanzato dal giorno prima, con una crescente, positiva tendenza a contenere gli sprechi, ma si registra anche ad un ritorno al passato con oltre 16 milioni gli italiani che, almeno qualche volta, preparano il pane in casa.
La grande varietá di pane comporta anche una varietá di prezzi e si puó andare da 1,50 euro al Kg. a circa 6 euro ed oltre.
Si deve considerare che il costo della farina incide per circa 50 centesimi al chilo e con un chilo di farina si produce 1,5 Kg di pane. Il lievito, l´acqua ed il sale non dovrebbero incidere piú di tanto sul costo delle materie prime. Altro discorso riguarda invece il costo dell´energia, del personale, degli impianto, del trasporto etc., che arrivano, forse, a raddoppiare i costi. In ogni caso il costo "equo " per un un chilo di pane " semplice " non dovrebbe superare i 2 euro al Kg.
La grande varietá di pane comporta anche una varietá di prezzi e si puó andare da 1,50 euro al Kg. a circa 6 euro ed oltre.
Si deve considerare che il costo della farina incide per circa 50 centesimi al chilo e con un chilo di farina si produce 1,5 Kg di pane. Il lievito, l´acqua ed il sale non dovrebbero incidere piú di tanto sul costo delle materie prime. Altro discorso riguarda invece il costo dell´energia, del personale, degli impianto, del trasporto etc., che arrivano, forse, a raddoppiare i costi. In ogni caso il costo "equo " per un un chilo di pane " semplice " non dovrebbe superare i 2 euro al Kg.
Tornando ai consumi in calo non bisogna dimenticare quando a scuola, per la colazione, ci portavamo dietro il famoso panino imbottito( i piú fortunati) o il fianco di pane stricato col pomodoro. Oggi i nostri figli preferiscono le merendine, le focacce e le brioche. Contenti loro......
La grande varietà di pane comporta anche una analoga varietà di prezzi e si può andare da circa 1,50 euro al Kg fino ad anche 6 euro ed oltre. Si deve considerare che il costo della farina per un panificio si aggira intorno ai 0,50 euro al Kg e con un Kg di farina si produce circa 1,5 kg di pane. Il lievito, il sale, l’acqua non dovrebbero incidere in modo significativo sui costi delle materie prime.
Ci sono poi i costi del personale, dell’energia, dell’ammortamento degli impianti, del trasporto, ecc. che fanno forse raddoppiare i costi. I costi “accessori” incidono in modo più marcato nelle produzioni artigianali anche se i piccoli panificatori spesso sottovalutano il costo del loro lavoro. In ogni caso, almeno al momento attuale, il prezzo di 1,50–2 euro al Kg alla vendita al dettaglio si può considerare equo per un pane “semplice acqua e farina”.
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