
REGGIO CALABRIA Ci sono anche l'anziano avvocato Giorgio De Stefano e Dimitri De Stefano, fratello del capocrimine Giuseppe fra gli arrestati dell’inchiesta Sistema Reggio, che ha svelato come i clan De Stefano e Condello da anni tengano sotto scacco la città di Reggio Calabria. Cugino di don Paolino De Stefano, l’avvocato Giorgio in passato era stato condannato “solo” per concorso esterno, ma è da sempre considerato il consigliori del potente casato di 'ndrangheta di Archi. Figlio più piccolo di don Paolino, Dimitri fino ad oggi aveva sempre mantenuto una posizione più defilata rispetto ai fratelli Giuseppe e Carmine, protagonisti assoluti della strategia criminale che ha portato il clan di Archi ad affermarmi come vero e proprio perno su cui si definiscono gli equilibri del direttorio della ‘ndrangheta reggina. Quasi sconosciuti alle cronache più recenti, l’avvocato Giorgio e Dimitri, sono stati incastrati grazie all’indagine coordinata dai pm Roberto di Palma e Rosario Ferracane, che ha permesso di ricostruire l'asfissiante attività estorsiva con cui clan De Stefano e Condello, insieme alle 'ndrine loro collegate dei Franco, Rosmini e Araniti, hanno asfissiato per anni attività economiche e commerciali di Reggio Calabria. I clan - ha svelato l'indagine "Sistema Reggio", partita agli approfondimenti investigativi sulla pipe bomb che l’11 febbraio 2014 ha distrutto il bar "Malavenda" - non solo tenevano sotto scacco la maggior parte delle attività commerciali della città, ma esercitavano anche in modo sistematico il potere di regolamentazione dell’accesso al lavoro privato, come la potestà di regolamentazione dell’esercizio del commercio. Bisognava chiedere permesso ai clan prima di assumere un dipendente e dare sempre la precedenza ai soggetti da loro indicati, bisognava chiedere l’autorizzazione – hanno scoperto inquirenti e investigatori - prima di aprire per aprire un attività o un negozio nei “loro” quartieri. Zone come Santa Caterina, storico quartiere cerniera fra Archi e la città, finito al centro di feroci faide prima e durante la seconda guerra di ndrangheta, quindi spartito in regime di concordia dopo la pax mafiosa del ’91.
GLI ARRESTATI Oggi, lì a comandare per conto dei due casati erano i Franco, espressione dei De Stefano, tramite il loro massimo esponente Roberto Franco, e gli Stillitano, famiglia storicamente condelliana, oggi gestita dai fratelli Mario Vincenzo e Domenico Stillitano. Tutti e tre sono stati arrestati questa notte dagli uomini della squadra mobile, insieme ad altre otto persone, fra cui Antonio Araniti e Giovanni Sebastiano Modafferi, elementi di spicco del clan Araniti, Antonino Nicolò, pezzo da novanta della cosca Rosmini. In sei sono invece finiti ai domiciliari,mentre due persone sono state colpite da obbligo di dimora. Associazione mafiosa, concorso esterno, estorsione, detenzione e porto di materiale esplosivo, intestazione fittizia di beni sono i reati a vario titolo contestati agli atri diciotto colpiti da misura. Inoltre, è di oltre dieci milioni di euro il valore dei beni sequestrati questa mattina all'alba dagli uomini della squadra mobile.
Alessia Candito per Corriere della calabria.it
foto:La C
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