giovedì 31 marzo 2016

RAGAZZO, HAI RUBATO UN OVETTO KINDER ? TI CONDANNO A 10 MESI DI CARCERE !







Rubare un ovetto Kinder può costare molto caro. Lo sa bene un ragazzo di Rovereto condannato in appello a 10 mesi di carcere, con pena sospesa, per aver trafugato da un negozio cittadino un singolo ovetto di cioccolato dell'importo di 1,50 euro. La vicenda, riportata da l'Adige.it (ladige.it/[...]rapina-kinder), ha inizio con un "equivoco".
Stando a quanto riportato dalla difesa, infatti, il ragazzo, all'epoca (i fatti risalgono a circa due anni fa) mentre si trovava all'interno di un negozio di moda, aveva notato sul bancone gli ovetti Kinder, vicino ad un contenitore di caramelle. Vedendo un'altra persona che si serviva tranquillamente delle caramelle, il giovane pensando che si trattasse di un cadeau per i clienti (anche perché il negozio era specializzato in vendita di capi d'abbigliamento) prendeva un ovetto e lo metteva in tasca. La tesi sostenuta dalla difesa, pertanto, era quella della mancata intenzionalità del furto e in ogni caso della risibilità del bene dal punto di vista del valore. Ma i problemi veri, per il giovane roveretano sono iniziati dopo. Perché allontanatosi dal negozio con in tasca la "refurtiva" veniva notato da una commessa che l'aveva visto intascare l'ovetto e lo aveva inseguito per reclamarne l'importo non pagato. Il ragazzo a questo punto, stando alla tesi dell'accusa, perdeva la testa e quando la dipendente cercava di afferrargli il braccio per bloccarlo, si divincolava facendole perdere l'equilibrio. La ragazza cadeva a terra chiedeva aiuto ai colleghi che accorrevano e intanto venivano chiamati i carabinieri. Da qui, la riqualificazione giuridica del fatto non più come furto ma come rapina impropria (ex art. 628 comma 2 c.p. per aver adoperato violenza immediatamente dopo la sottrazione, "per assicurare a sé o ad altri il possesso della cosa sottratta, o per procurare a sé o ad altri l'impunità"), il processo e la condanna, ora confermata in appello. Ma la difesa ha già annunciato di aver depositato il ricorso in Cassazione. L'ultima partita dunque per il ragazzo si giocherà di fronte ai giudici del Palazzaccio che dovranno impegnarsi a valutare oltre all'ovetto … anche la sorpresa!  
Nelle stesse ore a Milano veniva condannato a 20 anni di reclusione Adam Kabobo, il ganese che nel 2013 uccise a picconate tre persone (ndr).

fonte:studiocataldi.it

É UN CALABRESE DI CIRÓ IL MEDICO RICERCATORE CHE IN AMERICA HA SCOPERTO IL SENSORE CHE RILEVA IL CANCRO

E' un calabrese il ricercatore che ha scopertoil sensore che rileva il cancro: la sua storia
Giuseppe Strangi



LA PROGNOSI dei pazienti oncologici dipende all’80 per cento dai tempi della diagnosi. Quanto più la diagnosi è tempestiva, tanto più le possibilità di guarigione aumentano.
Ecco perché la scoperta che arriva dal “Nanoplasm Lab” del Case Western Reserve University di Cleveland è rivoluzionaria: dopo tre anni e mezzo di studio il gruppo di ricerca ha sviluppato un sensore capace di rilevare il cancro ad uno stadio iniziale, un milione di volte più efficace delle tecnologie al momento disponibili. È un sensore con proprietà ottiche speciali, non disponibili in natura, che è risultato capace di identificare marcatori tumorali finora sfuggiti ad ogni rilevazione perché dal peso molecolare molto basso.
Il gruppo di ricerca che ha portato a termine la scoperta è guidato da un calabrese, Giuseppe Strangi, originario di Cirò Marina e da quattro anni professore ordinario di fisica a Cleveland.
Strangi si è laureato e ha conseguito il dottorato di ricerca all’Università della Calabria, con una parentesi di un anno in Colorado. Ad Arcavacata ha iniziato nel 2002 la sua attività, come postdoc e poi ricercatore.
Nel 2011 per il fisico calabrese arriva la chiamata da Cleveland e dalla Case Western Reserve University, ateneo che vanta 200 anni di storia e una prestigiosa scuola di medicina: a Strangi viene offerta la posizione di docente ordinario e la guida del “Nanoplasm Lab”, dove portare avanti ricerche, con il finanziamento del governo degli Stati Uniti, sulle nanotecnologie. Un incarico di prestigio, impossibile da rifiutare. Strangi, però, non ama definirsi un cervello in fuga. Semmai un brain in progress. «La ricerca non si fa nel chiuso di un laboratorio. Si fa in ambito multidisciplinare, con collaborazioni internazionali, conference call e archivi condivisi. Fare ricerca non è come costruire un palazzo. Se tiro su un edificio a Cosenza, so che saranno i cosentini a trarne beneficio. Nei laboratori di ricerca si costruisce invece per l’umanità intera. Io costruisco là dove le condizioni me lo permettono – ci dice al telefono il professor Strangi –, sapendo che i risultati raggiunti non si fermano davanti ai confini geografici. Non sono legato ad un posto, sono legato ad un’idea». Il legame con l’Italia, del resto, non è reciso. Giuseppe Strangi è membro dell’Istituto di Nanotecnologie del Cnr e nel 2013 ha ricevuto la chiamata diretta come professore associato dal Dipartimento di Fisica dell’Università della Calabria, dove al momento è in aspettativa. Entrambe le strutture – il Cnr e il Dipartimento di Fisica dell’Unical – hanno contribuito alla ricerca del “Nanoplasm Lab”, i cui risultati sono stati pubblicati nei giorni scorsi su “Nature Materials” e stanno avendo grande eco sulla stampa internazionale.
Il lavoro del gruppo di ricerca è partito dagli esiti attesi. «Al nostro laboratorio era stato chiesto di abbattere dei limiti fisici per individuare le molecole che il cancro secerne già in una fase iniziale e arrivare così ad una diagnosi precoce della malattia. Abbiamo studiato la barriera, individuato la strategia migliore per superarla e disegnato le proprietà che ci avrebbero consentito di abbatterla. Il sensore è stato realizzato da zero, perché non esiste nulla di simile in natura, utilizzando – spiega Strangi – metamateriali nanostrutturati con particolari proprietà ottiche».
Aperta la breccia in quella barriera, gli scenari che si aprono per la ricerca e la lotta al cancro sono straordinari. Il sensore è stato testato per ora sul cancro alla prostata, ma nei progetti pilota che stanno per partire, necessari per il brevetto, verrà sperimentato sui tumori del pancreas e del colon-retto. I cosiddetti tumori silenti, o indolenti per usare la terminologia statunitense, tumori tra i più letali proprio per la difficoltà che presenta in questi casi la diagnosi precoce. «Stiamo seguendo i protocolli statunitensi, per poter arrivare alla sperimentazione clinica – spiega il professor Strangi – ma contiamo di poter estendere il lavoro anche all’Europa, per l’interesse che sta suscitando tra gli oncologi».
A giugno della ricerca si discuterà anche in Calabria, a Cetraro, in occasione della NanoPlasm Conference, il congresso internazionale sulle nanotecnologie organizzato con cadenza biennale e presieduto dai professori Giuseppe Strangi, Roberto Bartolino, docente dell’Unical e dell’Accademia Nazionale dei Lincei, Antonio De Luca, docente Unical e coautore del progetto.

fonte:maria f. fortunato per il quotidiano del sud.it

QUANDO FARE IL SINDACO( MA ANCHE IL VESCOVO,IL PREFETTO,IL GOVERNATORE) HA UN SENSO



Mimmo Lucano e Wim Wenders




REGGIO CALABRIA - C'è un solo italiano fra i 50 personaggi più influenti al mondo. Non ha incarichi di governo, né è a capo di una grande azienda. Si chiama Domenico Lucano, e da tre mandati è sindaco di Riace, paesino calabrese di poco più di duemila abitanti. Un quarto dei suoi concittadini non sono nati in Calabria: arrivano dall'Afghanistan, dal Senegal, dal Mali, hanno rischiato la vita attraversando il Mediterraneo e a Riace hanno trovato una casa. Per questo, Lucano si è guadagnato il 40esimo posto nella classifica delle persone più influenti al mondo della rivista Fortune,fianco a fianco con Angela Merkel, papa Francesco e l'ad di Apple, Tim Cook. In passato, aveva fatto innamorare un regista come Wim Wenders, che a Riace ha dedicato il film Il Volo.

"Qui non ci sono centri d'accoglienza, qui ai migranti diamo una casa vera", dice orgoglioso Lucano, sindaco della cittadina che neanche i Bronzi - statue di guerrieri del V secolo a. C. ritrovate in mare negli anni '70 - hanno salvato da povertà e desertificazione. Lo hanno fatto i profughi: strade e case svuotate dall'emigrazione sono state ripopolate da una comunità multietnica che ha riportato in vita anche gli antichi mestieri. Hanno riaperto laboratori di ceramica e tessitura, bar, panetterie e persino la scuola elementare. È stato avviato un programma di raccolta differenziata con due asinelli che si inerpicano nei vicoli del centro, e il Comune ha assunto mediatori culturali "che altrimenti avrebbero dovuto cercare lavoro altrove ". Un modello che, scrive Fortune, "ha messo contro Lucano la mafia e lo Stato, ma è stato studiato come possibile soluzione alla crisi dei rifugiati in Europa".

Lei è l'unico italiano in classifica . Si è chiesto perché?
"Non so neanche chi mi abbia candidato. Forse una studentessa statunitense che ha lavorato su Riace, o una tv che si è occupata di noi. Io l'ho saputo da chi mi chiamava per farmi i complimenti, ma per me non è cambiato niente. Sono solo un sindaco che ci mette l'anima. Nonostante le difficoltà di un territorio condizionato dalle mafie, da problemi economici, dalla disoccupazione e dall'isolamento istituzionale, è un lavoro appassionante".

Qual era, prima, la vita di Mimmo Lucano?
"Per anni, sono stato un insegnante del laboratorio di chimica. Ora sono in aspettativa, ma non ho mai vissuto di politica né intendo farlo in futuro. Sono stato anche io un emigrante a Torino, a Roma. Tornare in Calabria è stata la scelta più difficile: come tanti, avrei potuto costruire la mia vita al Nord, ma la voglia di tornare era troppo forte".

Con quale scopo?
"Da militante del movimento studentesco pensavo di poter partecipare alla costruzione di un mondo migliore. Poi quella via in Italia si è smarrita, ma a me è rimasta la voglia di fare qualcosa di concreto. Provarci non è stato semplice: la prima volta che mi sono candidato, non mi ha votato neanche mio papà. Poi, nel '98, sulle nostre coste è sbarcato un veliero pieno di richiedenti asilo curdi. E quell'esperienza ha cambiato tutto".

Cos'è successo?
"Anche con l'appoggio di monsignor Bregantini, allora vescovo di Locri, che invitò ad aprire i conventi per accogliere i migranti, ci venne l'idea di usare le case abbandonate del centro storico per ospitare un popolo in fuga. In paese non erano rimaste più di 400 persone, una comunità che si spegneva giorno dopo giorno. Poi, Riace ha aderito al Programma nazionale asilo ed è diventata luogo di transito di tantissimi migranti. Questo ha dato speranza a chi è arrivato, ma anche a chi ha accolto".

Questa esperienza è servita da modello in Calabria?
"Quando discutono di immigrazione in Regione neanche mi chiamano. Pensavo che il governatore Mario Oliverio, che come me viene da una tradizione di sinistra, sarebbe stato più aperto al confronto. Nel 2009, l'ex presidente della Regione Loiero fece approvare una legge nota come "Modello Riace". La presidente della Camera Laura Boldrini è nostra cittadina onoraria. Oggi non riusciamo più a farci ascoltare".

Si è pentito di essere tornato?
"No, ma non è stato facile. Qui sono solo: mia moglie è a Siena,
i miei figli studiano a Roma. Ma quest'esperienza, per quanto non pretenda di risolvere i problemi del Sud, dà un contributo. Dimostra che un altro modo di agire è possibile".


fonte:alessia candito per repubblica.it

mercoledì 30 marzo 2016

" IL PONTE SULLO STRETTO E´ DICHIARATO INFRASTRUTTURA PRIORITARIA " - E TORNANO A COPPE !!







REGGIO CALABRIA - La scommessa si chiama Ponte sullo Stretto, almeno secondo Area popolare (Ncd-Udc) che, alla Camera dei Deputati, ha presentato una proposta di legge per accelerare la realizzazione dell'imponente opera di collegamento.
L'articolo 1 della proposta di legge evidenzia le peculiarità dell'opera e la sua valenza: «Al fine di rilanciare l'economia delle regioni del mezzogiorno d'Italia attraverso il completamento della rete infrastrutturale primaria, il collegamento stabile viario e ferroviario tra la Sicilia e il continente è dichiarato infrastruttura prioritaria per l'interesse del Paese». Scopo della legge, ha spiegato il capogruppo di Ap alla Camera, Maurizio Lupi, è dare «tempi certi per la realizzazione dell'infrastruttura, ridurre i costi e dare trasparenza in tutti i processi per l'affidamento degli appalti. C'è bisogno - ha aggiunto - di una norma di legge che riattivi la realizzazione del Ponte che per noi è indispensabile».

Nel presentare la proposta, il Ministro Angelino Alfano si è rivolto al Partito democratico: «Vogliamo sbloccare la realizzazione del Ponte sullo Stretto, un'opera necessaria per il Paese, vogliamo che il nostro disegno di legge venga immediatamente calendarizzato», perché «pensiamo che sia un'urgenza come le altre se non più delle altre».

Area popolare, ha aggiunto il leader di Ncd, «ha infranto numerosi tabù della vecchia sinistra (dall'articolo 18, al no alla stepchild adoption, dalla responsabilità civile dei magistrati alla soglia del contante) oggi chiediamo di infrangerne un altro: quello sulla realizzazione del Ponte».
«Vogliamo il Ponte sullo Stretto, nel mondo ne sono stati fatti di più importanti e di più lunghi - ha concluso - ne sono stati fatti di tutte le misure senza questo dibattito ideologico».

fonte:il quotidiano.it

SCOSSA DI TERREMOTO IN PROVINCIA DI COSENZA.É STATA REGISTRATA ALLE 7.41 DI STAMATTINA

Cosenza



E’ stata registrata, alle 7.41, dalla Rete sismica dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia una scossa di terremoto di magnitudo 2.6  in provincia di Cosenza. L’evento e’ stato localizzato ad una profondità di 8 chilometri. Tutti i comuni entro 20 km dall’epicentro: Morano Calabro San Basile Mormanno Castrovillari Laino Castello Laino Borgo Frascineto Saracena Lungro San Lorenzo Bellizzi Papasidero  e Civita.

QUANDO L´ANTIMAFIA DIVENTA MAFIA. ARRESTATO IN SICILIA IMPRENDITORE CHE AVEVA DENUNCIATO IL PIZZO

Trapani, imprenditore antiracket in manette. I boss imponevano il suo calcestruzzo
Vincenzo Artale

Nel 2006, aveva denunciato alcuni esattori del pizzo. E subito era diventato un simbolo dell'antimafia nella terra del superlatitante Matteo Messina Denaro. In realtà, l'imprenditore Vincenzo Artale - membro dell'associazione antiracket di Alcamo - era in affari con i boss, quelli che contavano veramente. E questa mattina, all'alba, è finito in manette assieme a loro, con l'accusa di tentata estorsione, aggravata dal favoreggiamento a Cosa nostra. Un'indagine dei carabinieri del comando provinciale di Trapani diretto dal colonnello Stefano Russo ha scoperto che Artale avrebbe avuto uno sponsor d'eccezione, il nuovo capo della famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo, Mariano Saracino, anche lui un tempo imprenditore del settore del calcestruzzo, era già stato arrestato una prima volta nel 2000 perché ritenuto vicino a Cosa nostra. Con Artale e Saracino sono state arrestate altre tre persone. Si tratta di Vito Turriciano, Vito e Martino Badalucco, padre e figlio.

"E' una storia emblematica, questa - dice il procuratore aggiunto Teresa Principato, impegnata nelle indagini per la ricerca del superlatitante della provincia di Trapani, Matteo Messina Denaro - ancora una volta le intercettazioni hanno svelato che l'antimafia di maniera può diventare uno schermo perfetto per mascherare scalate imprenditoriali all'ombra della mafia". Così, aveva fatto Enzo Artale, un piccolo padroncino di Alcamo, proprietario di una betoniera che all'improvviso diventa il ras del cemento nella provincia di Trapani.
 
E' l'ennesimo simbolo dell'antimafia che finisce nel ciclone di un'inchiesta giudiziaria. Artale aveva denunciato per davvero delle richieste di pizzo, ma gli autori erano dei piccoli mafiosi. Quale migliore occasione per accreditarsi come imprenditore coraggio, non perdeva occasione per ribadire il suo credo di sincero antimafioso durante convegni e manifestazioni. Nel maggio scorso, era stato eletto nel collegio dei probiviri dell'associazione antiracket di Alcamo. E intanto continuava a sviluppare affari con i mafiosi. L'indagine, condotta dalla Compagnia di Alcamo e dal nucleo Investigativo di Trapani, è stata coordinata dai sostituti
Francesco Grassi e Carlo Marzella: le intercettazioni hanno svelato la veloce carriera imprenditoriale di Artale nel settore del calcestruzzo, proprio grazie al sostegno dei boss di Castellammare del Golfo. Il suo cemento veniva imposto per lavori pubblici e privati, sarebbe stato utilizzato pure per le opere di ristrutturazione del viadotto Cavaseno di Alcamo, lungo la Palermo-Mazara del Vallo. Chi si rifiutava di utilizzare il cemento dei boss, subiva intimidazioni e minacce.

fonte: Salvo Palazzolo per repubblica.it
 


martedì 29 marzo 2016

DOVE SI CURANO I CALABRESI ? NATURALMENTE FUORI REGIONE

Risultati immagini per ospedale



Continuiamo ad occuparci di sanitá con le buone notizie che tardano ad arrivare se osservate con l'occhio del "Rapporto 2016 sul coordinamento della finanza pubblica" redatto dalla Corte dei Conti. Un dato su tutti dà il quadro della situazione di criticità in regione ed è la mobilità ospedaliera. Secondo i magistrati contabili, nel 2015 i ricoveri fuori regione in Calabria si attestano «su livelli particolarmente elevati», ed in aumento: il 20,1% rispetto al 19,3% del precedente esercizio.
Un altro indicatore, non meno significativo, delle carenze regionali è la misura dell'efficacia della rete dell'emergenza territoriale, riferito all'intervallo intercorrente tra la ricezione delle chiamate da parte della Centrale operativa e l'arrivo del primo mezzo di soccorso. Il tempo massimo dovrebbe essere inferiore o pari ai 18 minuti ma in Calabria si attesta sui 26 minuti. Insufficiente anche l'assistenza per le persone disabili e con problemi psichici: «Sempre nell'ambito dell'assistenza territoriale, il monitoraggio evidenzia una carenza generalizzata di dotazione di posti letti nelle strutture residenziali e semiresidenziali per disabili e nella dotazione di posti in strutture hospice (considerate insufficienti in Calabria, Campania, Piemonte). Risultano invece adeguati, con l'eccezione della Calabria, il numero di assistiti presso il Dipartimento di salute mentale».
Un dato positivo la nostra regione lo fa registrare – rispetto ai gravi deficit della media italiana – nel ricorso al taglio cesareo nei parti primari: 24,68%, poco al di sopra della soglia di riferimento del 20%.
Per quanto riguarda l'assistenza agli anziani «L'indicatore che misura la percentuale della popolazione ultra sessantacinquenne residente presa in carico da parte dei servizi di assistenza domiciliare integrata delle Asl e che tiene conto delle diverse modalità organizzative delle regioni, risulta nettamente insufficiente nel Lazio (0,8 rispetto al valore soglia di 1,8 per mille abitanti), in Campania (0,98), Puglia (1,59) e Calabria (0,31)».
Ma se la Calabria mostra parametri negativi rispetto all'assistenza domiciliare, per quanto riguarda l'offerta di strutture residenziali per anziani ha valori superiori alla media (7,4 per mille abitanti), insieme ad Abruzzo (7,1) e al Piemonte dove si raggiunge il 21,76.

alessia truzzolillo per corriere della calabria.it

UMBRIATICO: SANGUE DALLA SPINA CHE SECONDO LA LEGGENDA FACEVA PARTE DELLA CORONA DI CRISTO


Sangue nel reliquiario della cattedrale di UmbriaticoIl vescovo nomina una commissione per le verifiche



UMBRIATICO (CROTONE) - La comparsa di sangue rappreso all’interno di un antico reliquario che, secondo una tradizione secolare, custodirebbe, tra l’altro, una spina della corona che cinse il capo di Gesù Crocifisso,
e’ il fenomeno rarissimo che si è verificato  nel giorno del Venerdì Santo, a Umbriatico, borgo collinare in provincia di Crotone.
Nella cattedrale del centro, per molti secoli sede vescovile, si conservano antiche reliquie che qui sarebbero state portate dalla Terra Santa dopo l’anno Mille dai crociati ed oggetto di devozione. Nella chiesa, infatti, sono conservati, sempre, secondo la tradizione, oltre che una sacra spina, un pezzo della Veste di Gesù, un chiodo da crocifissione, il velo della Santa Vergine, frammenti del sacro legno e della colonna della flagellazione.
Il reliquiario è stato esposto ieri nella chiesa in occasione della rarissima coincidenza tra il Venerdì Santo, giorno in cui si fa memoria della Passione di Cristo, e l'Annunciazione. In tale «congiunzione», che si è già verificata nel 2005 e nel 1932 e avrà modo di ripetersi ancora tra 141 anni, nel 2157, si manifesterebbe il sanguinamento della Santa Spina. E così è stato anche nel 2016. Il fenomeno è stato osservato, tra gli altri, da mons. Domenico Graziani, arcivescovo di Crotone-Santa Severina, arcidiocesi che attualmente comprende il territorio di Umbriatico. Il presule, incontrando i giornalisti dopo che si è diffusa la notizia, ha riferito della «formazione di un grumo di sangue che era nella parte inferiore della lunetta, certamente vicina alla spina. Ed è stata vista anche un’altra piccola concrezione di elemento sangue. Sono due reliquari messi in uno, in un altro reliquario che conteneva il velo della Vergine, il tessuto della passione ed un frammento di colonna».
Il sangue raggrumato è apparso alle 13,45, l’ora corrispondente alle 14.45 di Gerusalemme, quella in cui Gesù, secondo i testi sacri, è morto. «Il mio pensiero immediato - ha spiegato mons. Graziani che ha annunciato la nomina di una commissione che verifichi quanto accaduto - è stato che la devozione della gente non fosse turbata». 

fonte:il quotidiano del sud.it


lunedì 28 marzo 2016

I VELENI CHE AMMAZZANO DI CANCRO LA CALABRIA







Un carteggio iniziato almeno dal 1992. Tra gli atti desecretati sulle "navi dei veleni" e sull'omicidio dei giornalisti Ilaria Alpi e Miran Hrovatin ci sono anche quelle note dei Servizi Segreti con cui viene segnalato l'interesse delle cosche di 'ndrangheta nello smaltimento illecito di rifiuti tossici e radioattivi. Tra gli atti desecretati a seguito della comunicazione del Presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, alla Presidente della Camera, Laura Boldrini, sono del resto ricorrenti le note di ringraziamento indirizzate ai Servizi dai magistrati di Reggio Calabria per la "proficua collaborazione". Da quelle di Franco Scuderi, a quelle di Francesco Neri e lo stesso Alberto Cisterna, nella sua audizione del 1997 (anch'essa desecretata) ne parla.

Tante le note "riservate".

La prima è del 17 novembre 1992, allorquando gli 007 del Centro di Reggio Calabria segnalano come i fratelli Cesare e Marcello Cordì, all'epoca latitanti, avrebbero gestito lo smaltimento illegale di rifiuti tossici e radioattivi provenienti da depositi del Nord e Centro Italia, sotterrandoli lungo i canali scavati per la posa in opera di tubi per metanodotti nel Comune di Serrata, in provincia di Reggio Calabria: i rifiuti – è scritto nella nota dei Servizi – "verrebbero sotterrato, grazie alla copertura dei predetti fratelli, lungo canali scavati la posa dei tubi del metanodotto in via di costruzione presso il fiume Mesima e più precisamente nella contrada Vasi" con camion del Comitato Autotrasportatori CAARM. Agli atti d'archivio, però, vi sono anche le parole messe nero su bianco dagli 007 nell'ambito delle indagini per la cattura del super latitante Giuseppe Morabito, il "Tiradritto" di Africo, paese della Locride. E' il 1994, Morabito verrà arrestato solo dieci anni dopo, ma già in quell'occasione i Servizi segnalano che il latitante, in cambio di una partita di armi, avrebbe concesso l'autorizzazione a far scaricare, nella zona di Africo, un non meglio precisato quantitativo di scorie tossiche e, presumibilmente, anche radioattive, trasportate tramite autotreni dalla Germania: "Gli accertamenti e le indagini tuttora in corso – scriveranno dai Servizi – hanno consentito di acclarare che l'area interessata allo scarico del materiale radioattivo sarebbe compresa nel territorio sito alle spalle di Africo e segnatamente nella zona di Santo Stefano-Pardesca-Fiumara La Verde". Affermazioni che verranno fatte sulla base di dati di fatto abbastanza concreti: "In contrada Pardesca è stato riscontrato un tratto di terreno argilloso rimosso di recente, verosimilmente, per l'interramento di materiale di ingombro. Nello stesso tratto è stato rinvenuto, altresì, un bidone metallico di colore rosso adagiato sul terreno". Le notizie verranno comunicate al Ros dei Carabinieri di Reggio Calabria, che nel 2004 arriverà alla cattura del "Tiradritto".

Delle scorie, invece, nessuna traccia.

Ma non finisce qui, perché alle fine del 1994 i Servizi Segreti segnalano l'esistenza di numerose discariche abusive di rifiuti tossico-radioattivi, ubicate nella zona aspromontana e nel vibonese, dove esponenti delle cosche locali avrebbero occultato sostanze pericolose provenienti dall'Est Europa, via mare e via terra. Anche in questo caso, la segnalazione verrà girata al Ros.

Gli atti desecretati a marchio SISMI e SISDE parlano anche di un colloquio informale avvenuto all'inizio del 1995 con il magistrato Francesco Neri, che coordinerà le indagini sulle "navi dei veleni" e, in generale, sugli intrighi di natura ambientale: indagini che avrebbero accertato l'esistenza di un vasto traffico nazionale riguardante lo smaltimento illecito di sostanze tossiche e radioattive attraverso il conferimento in discariche abusive per conto di tre tra le famiglie storiche della 'ndrangheta reggina, i De Stefano, i Tegano e i Piromalli. Le note dei Servizi parlano addirittura di circa settemila fusti sparsi nelle discariche del Nord Italia, a opera delle cosche. Gli 007 arrivano anche a fare una mappatura: "Nella provincia di Reggio Calabria, i luoghi dove si trovano le discariche, per la maggior parte grotte, sono: Grotteria, Limina, Gambarie, Canolo, Locri, Montebello Jonico (100 fusti), Motta San Giovanni, Serra San Bruno (Cz), Stilo, Gioiosa Jonica, Fabrizia (Cz)".

Un contesto in cui, oltre a quello di scorie, vi sarebbe stato anche un traffico di uranio rosso. Segreti che vengono riemergono a distanza di vent'anni. Lo stesso non può dirsi delle scorie. E questo nonostante i Servizi Segreti parlassero di "primi incoraggianti riscontri info-operativi". Attivando le proprie fonti, infatti, gli 007 acquisiranno ulteriori dati: "Le discariche presenti in Calabria sarebbero parecchie situate, oltre che in zone aspromontane, nella cosiddetta zona delle Serre (Serra San Bruno, Mongiana, ecc.) nonché nel vibonese. In quella zona sarebbero stati occultati rifiuti tossici-radioattivi lungo gli scavi effettuati per la realizzazione del metanodotto in quell'area". Rifiuti che – stando alle note dei Servizi – sarebbero arrivati dall'Est dell'Europa per mare e per terra: "Il canale via mare prenderebbe il via da porti del Mar Nero, dove le navi interessate oltre che scorie, imbarcherebbero droga, armi e clandestini provenienti dall'India e dintorni; il trasporto gommato proverrebbe da paesi del nord Europa su tir, anch'essi utilizzati per il trasporto di droga e armi".                                                                                                                                                                                                                                                                                                                               fonte:telemia.it                                                                                                                                                                                              





sabato 26 marzo 2016

RIPARTIRANNO PROPRIO DA OPPIDO, CON LA FESTA DELLA MADONNA ANNUNZIATA, LE PROCESSIONI IN DIOCESI



L´ultima uscita dalla Cattedrale di M.SS.Annunziata.Era 25 marzo 2014

OPPIDO MAMERTINA Dal prossimo 4 aprile, nella Diocesi di Oppido Mamertina-Palmi si potrà tornare a svolgere processioni religiose dopo lo stop, durato quasi due anni, imposto dal vescovo Francesco Milito in seguito all'"inchino" - un dondolamento dell'effige sacra - rivolto verso la casa del presunto boss Giuseppe Mazzagatti in occasione della processione della Madonna delle Grazie della frazione Tresilico, svoltasi a Oppido nel luglio 2014. È stato lo stesso vescovo mons. Milito ad approvare un documento, "Dalla Liberazione alla Comunione. Principi e Norme su Feste e le Processioni per la Diocesi di Oppido Mamertina-Palmi", col quale si autorizzano di nuovo le processioni. Il documento sarà consegnato domani, giorno di Pasqua, ai parroci. La prima processione a tornare sarà quella della Madonna dell'Annunziata, protettrice della Diocesi, in programma il 4 aprile prossimo a Oppido. Si sono svolti regolarmente, perché autorizzati già lo scorso anno, i riti pasquali di questi giorni. Nell'atto di mons. Milito - che ha validità 3 anni, dopo i quali sarà fatta una verifica - si parla anche della preparazione dei componenti i Comitati che organizzano le feste e dei portatori delle effigi sacre. Entrambi, «sono chiamati ad essere formati e consapevoli del prezioso contributo che danno per il decoro e la crescita della comunità di appartenenza nella misura in cui si lasciano guidare dalle norme e dalle indicazioni della Chiesa per comprendere che il primo servizio è sapersi esaminare onestamente e farsi avanti con animo retto e coscienza pura evitando presenze improvvisate e pretendenti ruoli ai quali non si è debitamente preparati fino ad arrivare ad una vera e propria spiritualità del portatore che faccia maturare il proprio cammino di fede». Dopo la consegna ai parroci, la prossima settimana sarà distribuito ai sindaci e quindi sarà discusso in un'assemblea pubblica in programma il 15 aprile nell'Istituto tecnico Severi di Gioia Tauro.

fonte:corrieredellacalabria.it

giovedì 24 marzo 2016

ARRESTATO PERCHE' IN POSSESSO DI 3000 DOSI DI COCAINA.IL GIUDICE LO ASSOLVE: "TROPPO RICCO PER ESSERE UNO SPACCIATORE"



Risultati immagini per COCAINA

Aveva un precedente per detenzione e spaccio di una modica quantità di stupefacenti nel 1996. Perciò il 21 febbraio 2015 la Guardia di Finanza, dopo averlo fermato per un controllo, perquisì la sua auto e vi trovò 12 involucri di cellophane che racchiudevano 597,6 grammi di polvere contenenti cocaina pura per 471 grammi, corrispondenti a 3.144 dosi medie giornaliere. Lo stupefacente doveva essergli costato non meno di 30mila euro. Arrestato per detenzione a fini di spaccio, l'uomo è stato processato in abbreviato. E assolto. "Se si esclude l'elemento del quantitativo detenuto - ha scritto in sentenza il giudice Paola Belsito - assolutamente nulla negli atti di causa permette di affermare che detenesse per spacciare". Non sono state trovate bilancine, né cellophane, né sostanze da taglio, né contatti telefonici con eventuali clienti. Richiamandosi alla Cassazione, secondo cui il possesso di droga in quantità superiore ai limiti massimi consentiti non costituisce prova decisiva della destinazione della sostanza allo spaccio, il giudice ha ritenuto che l'imputato, 42 anni, forte consumatore di cocaina e molto benestante, avesse comprato quelle migliaia di dosi per farne una provvista per suo uso personale. Prima di decidere ha ascoltato uno psichiatra, un commercialista e il padre dell'imputato, come richiesto dai difensori Massimiliano Manzo ed Emilio Bettini.

Lo psichiatra ha spiegato che da giovane il suo paziente aveva fatto uso smodato di marijuana e poi era passato alla cocaina. Segnalato come consumatore nel 2014, non si era drogato per mesi. Nel febbraio 2015, pochi giorni prima del suo arresto, i controlli si erano conclusi in maniera positiva. Ma la lunga astinenza - secondo lo psichiatra - aveva scatenato in lui il craving, un bisogno incontenibile e urgente di droga. E poiché ha una personalità infantile e tende ad accumulare oggetti, cibo e denaro, probabilmente aveva deciso di accumulare anche cocaina. Per cui l'arresto era stato una "provvida disgrazia", perché rischiava altrimenti di assumere droga in dosi tali da morirne.

Il commercialista ha illustrato le condizioni economiche della famiglia. Il padre, che gestisce una florida azienda, ha confermato che il figlio ha ricevuto doni in denaro ed eredità dai nonni, tanto che ora ha risparmi per 400mila euro. I genitori speravano che si comprasse casa e si facesse una sua vita, ma il figlio continua ad abitare con loro, a non spendere niente e ad avere un sacco di denaro. Conclusione del giudice: "L'imputato, grazie alla disponibilità economica, anche di denaro liquido,
garantitagli dalla famiglia, e al fatto di essere un figlio e un nipote unico viziato oltre ogni limite, ha potuto coltivare il suo unico vizio pensando di farsi una consistente e smisurata scorta di droga risparmiando nell'acquisto". La procura generale ha impugnato l'assoluzione.

fonte: Franca Selvatici per Repubblica.it

mercoledì 23 marzo 2016

IL NUOVO INVIATO DELLE " JENE ".....? CHI PAISI, CHI PAISI.



No non e' il nuovo inviato delle jene. Naturalmente si tratta di Silvio Berlusconi oggi a Roma per perorare la causa a favore di Bertolaso quale candidato unico per la destra a sindaco della capitale. Gli occhiali da sole( foto imagoeconomica) sono dovuti ai postumi di un intervento agli occhi.
Intanto sul fronte processo Ruby ter è emerso che negli ultimi due anni l'ex cavaliere ha stipendiato con bonifici da 15 mila euro al mese l' ex consigliera regionale della lombardia Nicole Minetti, oltre ad un versamento di 65mila euro per un " risarcimento danni ".
Altri 130mila euro risultano donati ad Alessandra Sorcinelli oltre ad altre svariate decine di migliaia di euro "donati" ad altre ragazze.
Altri bonifici con la causale " prestito infruttifero " risultano versati ad altri personaggi legati in qualche modo all'attività politica di Berlusconi e tra questi l'ex direttore generale della Rai Alfredo Meocci che ha dichiarato ai giudici di aver chiesto il prestito perchè si trovava in un momento di difficoltà economiche.



PRESUNTO INCHINO AL BOSS. DOPO DUEANNI RIPARTONO LE PROCESSIONI


oppido mamertina processione



Un lungo periodo di pausa, durato due anni, nel corso del quale i fedeli delle parrocchie ricadenti nella diocesi di Oppido Mamertina-Palmi hanno dovuto rinunciare alle processioni religiose. Un lungo periodo giunto al termine, con la decisione assunta in dal vescovo monsignor Francesco Milito, che ha “riabilitato” per le comunità di riferimento le processioni e le tradizioni della pietà popolare diocesane. La commissione, nominata da monsignor Milito, ha messo nero su bianco le nuove norme per la celebrazione delle funzioni. In esse vi è contenuto una sorta di codice comportamentale, da seguire in occasione dei cortei religiosi e delle processioni. Il documento sarà presentato nei prossimi giorni nelle comunità parrocchiali diocesane e reso operativo, probabilmente, giovedì, fino all’entrata in vigore definitiva, programmata – pare – a partire da aprile. Ma, da quanto è trapelato, sembrerebbe che le nuove regole siano particolarmente rigide. Nel formularle la diocesi ha condotto una specie di campagna di ascolto tra i fedeli delle varie parrocchie, giungendo allla redazione del documento. Operatori pastorali e appartenenti alle confraternite sono stati chiamati a dire la loro, in vista delle novità.
Una scelta, quella della diocesi, compiuta allo scopo di preservare le parrocchie e le comunità da polemiche e accuse, dopo il presunto inchino della statua della Madonna delle Grazie, il 2 luglio 2014, dinnanzi alla casa di un esponente della criminalità organizzata di Oppido Mamertina. Un caso che ha esposto la diocesi di Oppido-Palmi a molte polemiche, tanto da indurre monsignor Milito, nell’estate 2014, a interrompere le funzioni religiose nelle parrocchie di pertinenza della diocesi. Le stesse che in occasione della Pasqua, nella fascia tirrenica della provincia di Reggio Calabria, potranno nuovamente vivere le tradizioni della pietà popolare.

FONTE: ZOOM SUD.IT

TERREMOTO A COSENZA.ARRESTATO L' EX SOTTOSEGRETARIO SANDRO PRINCIPE.FAVORI ALLA 'NDRANGHETA IN CAMBIO DI VOTI







 Dieci persone sono state arrestate dai carabinieri del Comando provinciale di Cosenza su ordine della Dda di Catanzaro. Fra gli arrestati ci sono un ex sottosegretario al Lavoro, Sandro Principe, l'ex sindaco di Rende, Umberto Bernaudo, l'ex consigliere regionale Rosario Mirabelli e l'ex consigliere provinciale Pietro Ruffolo, nonché un ex consigliere comunale di cui al momento non è stata resa nota l'identità. Per tutti sono stati disposti gli arresti domiciliari.
Le accuse formulate nei confronti di Principe sono corruzione elettorale aggravata e concorso esterno in associazione per delinquere di stampo 'ndranghetista. Per l'ex assessore regionale sono stati disposti gli arresti domiciliari.
Arrestati inoltre quattro esponenti di vertice della cosca di 'ndrangheta "Lanzino-Ruà", egemone in provincia di Cosenza, per i quali è stata disposta la custodia in carcere. L'ex sottosegretario è stato sindaco di Rende, assessore e consigliere regionale della Calabria. I reati contestati a vario titolo sono concorso esterno in associazione mafiosa, voto di scambio, corruzione.
Le indagini, condotte dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, sono state svolte dal Nucleo investigativo del comando provinciale di Cosenza e hanno delineato un "intreccio" politico/mafioso che ha consentito a candidati alle varie tornate elettorali per il rinnovo del consiglio comunale di Rende, dal 1999 al 2011, per il rinnovo del consiglio provinciale di Cosenza del 2009 e del consiglio regionale della Calabria del 2010, di ottenere l'appoggio elettorale da parte di personaggi di rilievo della cosca di 'ndrangheta "Lanzino-Rua'" di Cosenza, già tutti definitivamente condannati per "associazione mafiosa", in cambio di favori.
Tra le attività illecite riscontrate che hanno permesso di smantellare un sistema collaudato ultradecennale, con il fulcro nell'amministrazione comunale di Rende, ci sono quelle relative all'affidamento in gestione di locali pubblici comunali a benficio di personaggi appartenenti alla 'ndrangheta, all'assunzione presso la societa' "municipalizzata" preposta alla gestione dei servizi comunali, di soggetti vicini al gruppo criminale, al mancato licenziamento di alcuni di questi nonostante alcune condanne, la promessa dell'erogazione di fondi pubblici per finanziare una cooperativa creata ad hoc, da un personaggio di vertice della cosca, per la gestione dell'area mercatale di Rende. Le assunzioni presso la "municipalizzata", in particolare, hanno riguardato vari esponenti della cosca, tra cui il capo del sodalizio di 'ndrangheta, Ettore Lanzino. Questi 'favori' erano il frutto di patti elettorali stipulati in occasione delle varie competizioni politiche e che vedevano costantemente coinvolta la cosca "Lanzino/Rua'", i cui esponenti non si adoperavano nelle attività di procacciamento di voti per motivi politici, ma per il solo perseguimento di interessi della cosca, dando quindi appoggio a candidati diversi o di differenti fazioni. L'attività d'indagine, inoltre, ha fatto emergere come, anche in occasione della campagna elettorale del 2014, per il rinnovo del consiglio comunale di Rende, sia stato "interessato", benché detenuto, uno dei quattro sodali raggiunti da misura cautelare, oggi a 41 bis, per ottenere il suo assenso e le indicazioni alla cosca per fornire l'appoggio elettorale. L'uomo, intercettato durante un colloquio in carcere poneva come condizione insuperabile il pagamento di una cospicua somma di denaro, lamentando gli scarsi benefici ottenuti dalla cosca nel recente passato, nonostante si fosse occupato di monitorare l'attività politica dai principali candidati. I particolari dell'operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà alla Procura della Repubblica di Catanzaro, alle ore 11 alla presenza dei vertici della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro.

fonte: corriere della calabria


mercoledì 16 marzo 2016

AVVOCATO CALABRESE UCCISO IN AUSTRALIA






Esecuzione in puro stile mafioso nelle prime ore di ieri a Melbourne, in Australia. L'avvocato e noto esponente della comunità calabrese Joseph Acquaro è stato ucciso a colpi di arma da fuoco a distanza ravvicinata, mentre tornava alla sua auto dal bar gelateria di cui era comproprietario a Lygon Street, nel "quartiere italiano" di Carlton. Il corpo è stato trovato da un netturbino verso le tre in un vicolo, accanto alla sua auto.   
Le indagini della polizia si sono subito concentrate sulla 'ndrangheta, da tempo radicata a Melbourne e altrove in Australia, e in particolare sull'uomo d'affari Tony Madafferi, esponente di spicco dell'organizzazione, che avrebbe offerto una "taglia" di 200 mila dollari (135 mila euro) sulla vita dell'avvocato. Acquaro, nel corso degli anni, aveva difeso in corte diversi boss della locale 'ndrangheta fra cui il fratello di Tony, Frank Madafferi, che sta scontando una lunga condanna in carcere per vari reati, fra cui la più grande importazione di ecstasy intercettata al mondo, 4,4 tonnellate nascoste in barattoli di pomodori pelati provenienti dal porto di Napoli. Acquaro aveva poi perduto il favore di Tony Madafferi, che lo avrebbe sospettato di rivelare segreti a un giornalista, Nick McKenzie, che indagava sull'Onorata Società in Australia. 
A metà dello scorso anno la polizia aveva avvertito i due che Madafferi stava cercando di far sorvegliare i loro movimenti, ma Acquaro aveva ignorato il consiglio di adottare precauzioni. Avvocato difensore di successo, aveva rappresentato molti clienti accusati di gravi reati, ma non è stato mai indagato dalla polizia per coinvolgimento in attività criminali. Acquaro, 54 anni e padre di tre figli, era stato presidente della Camera di commercio italiana, era nel comitato del Reggio Calabria Club ed era noto per la disponibilità ad aiutare connazionali a risolvere problemi di famiglia e di affari.

Fonte:CorrieredellaCalabria.it

C´ É UN PRESULE CHE PARLA COL CUORE A SINDACI E POLITICI : MONS.OLIVA VESCOVO DI LOCRI.

Di Bruno Salvatore Lucisano
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Mons.Francesco Oliva
Non conosco i contenuti della lettera che il vescovo di Locri Gerace, S. E. monsignor Francesco Oliva, ha inviato al premier Renzi; conosco invece la risposta del Presidente del Consiglio (che un sindaco ha voluto mandare “in fotocopia” su facebook), che rassicura il presule dell’interessamento della politica, e suo, in particolare, al problema dei ragazzi della Locride. Menomale, sono sicuro che in trenta/quaranta giorni la situazione migliorerà a vista d’occhio… di un cieco. Ci mancherebbe!
Ma c’è una lettera molto importante del vescovo, ed è quella inviata ai sindaci e ai politici della Locride. Mi voglio soffermare sulla parte che più mi ha colpito e che penso possa essere la chiave di (s)volta per questo lembo di terra, illuminato da Dio e sfregiato dagli uomini. Riporto di seguito la parte che m’interessa, e che spero v’interessi, e che voglio poi commentare:
“Carissimi sindaci, carissimi uomini della politica,
non abbiate paura di mettervi insieme e di lavorare in modo sinergico per portare a termine progetti che riguardano il territorio: lo sviluppo di un paese è legato a quello dei paesi vicini e di tutto un comprensorio. Smettiamola con la politica municipalistica, guardiamo il territorio non dal basso del campanile, ma dalla parte della gente. I problemi di questa terra, lo sappiamo bene, sono comuni. Da soli non si va da nessuna parte e si finisce vittime della burocrazia. Reagite ed indignatevi di fronte ad essa, fosse pure quella annidata nel cuore delle istituzioni democratiche. Non cedete mai alla tentazione della corruzione, che ha origine da una concezione bassa della politica e del bene comune. Dobbiamo riconoscere che la nostra Calabria (ed in particolare l’area della Locride) ha una sua precisa identità, che, se purtroppo è offuscata dalla malavita, non s’identifica con la ‘ndrangheta. É la bellezza delle sue spiagge, le sue fiumare, i suoi bei e ridenti colli, il suo clima meraviglioso, la fertilità della terra. È una terra da amare, non da maltrattare”.
Certo tra i “carissimi” il vescovo si è dimenticato delle donne della politica, ma non è un errore grave e forse manco un errore, ma quello che è interessante è dove lui chiede la sinergia e la collaborazione.
S.E. avverte che, da soli, non si va da nessuna parte: lo sviluppo di un paese è legato a quello dei paesi vicini!
Capito ballerini comunali? Capito uomini fasciati? Capito uomini politici di famiglia numerosa?
Niente campanili, e se lo dice il vescovo…
Poi osserva ancora: i problemi di questa terra, sono comuni. Forse ha dimenticato una “i” e voleva dire: i Comuni?
Perché c’è gente che si straccia le vesti per l’imminente legge che vuole in qualche modo “consorziare” i comuni sotto i cinquemila abitanti? Forse perché perdono privilegi ed interessi amministratori che invece di fare gli interessi della gente comune, di chi ha bisogno, fanno gli interessi di casa loro? Forse perché questa legge fa sparire dalla circolazione emeriti ignoranti che tengono la penna in mano per togliersi con l’astuccio il cerume dall’orecchio?
E poi e concludo, il vescovo scrive pure: reagite alla burocrazia, da soli non si va da nessuna parte.
E qui il vescovo dimentica (?) un’altra cosa importante che è quella che, con la scusa della burocrazia, gli amministratori inutili nascondo la loro dappocaggine!
É l’ancora di salvataggio tirata fuori nel momento del bisogno e nel momento in cui la burocrazia serve per nascondere la propria incapacità, la propria inettitudine a governare i paesi, questi paesi.
Dove “la bellezza del mare” è offesa dalle fogne a cielo aperto; “le fiumare” calpestate da gente indegna che scarica ogni genere di rifiuto e mai pulite; “i suoi ridenti colli” che non so cos’hanno da ridere; “la fertilità della terra” che nessuno zappa più; ed infine “il clima meraviglioso” l’unica cosa rimasta e che volevano avvelenare con il fumaiolo a carbone di Saline.
Almeno l’aria, quella i politici per ora non l’hanno deturpata. Anche perché, dato che qui si campa d’aria, un massacro non se lo sarebbero potuto permettere.
Mi scusi Eccellenza se prendendo spunto dalla sua lettera, ho scherzato un po’, del resto scherzano i politici con un gran stipendio e non lo possiamo fare noi, gratis? Perdono per i miei peccati, ma le sue raccomandazioni, seppur dettate da uno spirito religioso e buono, sono destinate a cadere nel vuoto: dell’inerzia e dell’incapacità, dell’ignoranza degli uomini che hanno governato e governano quest’amara Terra.
In una gara di piccoli club dove si corre per spartire l’ultimo piccolo malloppo rimasto. Dove i politici sono nominati dalle famiglie importanti, dalle famiglie massoniche e dalle famiglie mafiose, non già votati dal popolo.
Eccellenza preghi per noi, poveri mortali, i politici non ne hanno bisogno, più rubano più invecchiano!

Per: InAspromonte.it, Bruno Salvatore Lucisano,poeta e scrittore dialettale

martedì 15 marzo 2016

"OPERAZIONE SISTEMA REGGIO " - ARRESTI ECCELLENTI NEL CAPOLUGO






 REGGIO CALABRIA Ci sono anche l'anziano avvocato Giorgio De Stefano e Dimitri De Stefano, fratello del capocrimine Giuseppe fra gli arrestati dell’inchiesta Sistema Reggio, che ha svelato come i clan De Stefano e Condello da anni tengano sotto scacco la città di Reggio Calabria. Cugino di don Paolino De Stefano, l’avvocato Giorgio in passato era stato condannato “solo” per concorso esterno, ma è da sempre considerato il consigliori del potente casato di 'ndrangheta di Archi. Figlio più piccolo di don Paolino,  Dimitri fino ad oggi aveva sempre mantenuto una posizione più defilata rispetto ai fratelli Giuseppe e Carmine, protagonisti assoluti della strategia criminale che ha portato il clan di Archi ad affermarmi come vero e proprio perno su cui si definiscono gli equilibri del direttorio della ‘ndrangheta reggina. Quasi sconosciuti alle cronache più recenti, l’avvocato Giorgio e Dimitri, sono stati incastrati grazie all’indagine coordinata dai pm Roberto di Palma e Rosario Ferracane, che ha permesso di ricostruire l'asfissiante attività estorsiva con cui clan De Stefano e Condello, insieme alle 'ndrine loro collegate dei Franco, Rosmini e Araniti, hanno asfissiato per anni attività economiche e commerciali di Reggio Calabria. I clan - ha svelato l'indagine "Sistema Reggio", partita agli approfondimenti investigativi sulla pipe bomb che l’11 febbraio 2014 ha distrutto il bar "Malavenda" - non solo tenevano sotto scacco la maggior parte delle attività commerciali della città, ma esercitavano anche in modo sistematico il potere di regolamentazione dell’accesso al lavoro privato, come la potestà di regolamentazione dell’esercizio del commercio. Bisognava chiedere permesso ai clan prima di assumere un dipendente e dare sempre la precedenza ai soggetti da loro indicati, bisognava chiedere l’autorizzazione – hanno scoperto inquirenti e investigatori - prima di aprire per aprire un attività o un negozio nei “loro” quartieri. Zone come Santa Caterina, storico quartiere cerniera fra Archi e la città, finito al centro di feroci faide prima e durante la seconda guerra di ndrangheta, quindi spartito in regime di concordia dopo la pax mafiosa del ’91.
GLI ARRESTATI Oggi, lì a comandare per conto dei due casati erano i Franco, espressione dei De Stefano, tramite il loro massimo esponente Roberto Franco, e gli Stillitano, famiglia storicamente condelliana, oggi gestita dai fratelli Mario Vincenzo e Domenico Stillitano. Tutti e tre sono stati arrestati questa notte dagli uomini della squadra mobile, insieme ad altre otto persone, fra cui Antonio Araniti e Giovanni Sebastiano Modafferi, elementi di spicco del clan Araniti, Antonino Nicolò, pezzo da novanta della cosca Rosmini. In sei sono invece finiti ai domiciliari,mentre due persone sono state colpite da obbligo di dimora. Associazione mafiosa, concorso esterno, estorsione, detenzione e porto di materiale esplosivo, intestazione fittizia di beni sono i reati a vario titolo contestati agli atri diciotto colpiti da misura. Inoltre, è di oltre dieci milioni di euro il valore dei beni sequestrati questa mattina all'alba dagli uomini della squadra mobile.
Alessia Candito per Corriere della calabria.it
foto:La C



lunedì 14 marzo 2016

LE MIGLIORI UNIVERSITA´ AL MONDO. ITALIANE ? NEANCHE A PARLARNE. CALABRESI? FIGURATI.....









E´stata pubblicata in questi giorni dalla severa rivista inglese The Times Higher Education, la classifica delle migliori universitá a livello mondiale.Dominano le Universitá americane ed inglesi, come da copione: al primo posto il California Institute of Technology, al secondo Oxford, al terzo Stanford, al quarto Cambridge ed al quinto il MIT. Naturalmente e peraltro in linea con le precedenti classifiche, non vi sono atenei italiani tra i primi 100.
Per trovare la prima universitá italiana in classifica bisogna scorrere fino al gradino 112 dove é posizionata la Scuola Normale Superiore di Pisa (50mo in Europa), seguita, si fa per dire, dall´altra universitá pisana, Sant´Anna che si colloca al 180 posto. Al 198 troviamo l´universitá di Trento,mentre tra il 200 ed il 250 sono tre le universitá italiane segnalate: quella di Bologna, il Politecnico di Milano e la Sapienza di Roma. Le altre universitá si posizionano tra il 300 ed il 600 posto( per la cronaca ultima é l´´ universitá di Catania).
Non si hanno notizie degli atenei calabresi. Né di Arcavacata, né tantomeno di Reggio Calabria. Per non parlare di quelle di Catanzaro e Messina.Comunque se volete soddisfare le vostre curiositá basta andare sul sito del giornale inglese e scorrere tutta la classifica.
Qualcuno mandi a dire al presidente del consiglio Renzi che se volesse fare veramente qualcosa di importante per la Calabria e per il sud dovrebbe cominciare a considerare l´idea di creare una vera ed importante Universitá, dotata di fondi e di docenti con le palle,tale da potersi inserire in poco tempo tra le eccellenze universitarie mondiali. Si fermerebbe in questo modo l´esodo dei nostri studenti( almeno di quelli validi) verso altre universitá, attirandone nello stesso tempo da altre parti d´Italia e si darebbe al popolo calabrese un motivo per essere orgoglioso.
Ma questo é un sogno che nemmeno Martin Luther King riuscirebbe a realizzare( anche perché, se potesse, il premier se lo farebbe a casa sua, come tante altre cose, mica in Calabria).

LE VACCHE SACRE ED I RINOCERONTI PROFANI........






IN SUDAFRICA

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IN CALABRIA

venerdì 11 marzo 2016

VI SPIEGO PERCHÉ FINIRANNO( FORSE ) LA SA-RC ENTRO IL 22 DICEMBRE


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Per la serie: nc´é sempri a mbrogghjia, ecco svelato l´arcano dell´inaugurazione ( per ora nel limbo delle promesse) della Salerno-Reggio Calabria il 22 dicembre di quest´anno.
Facciamo brevemente un passo indietro.
Il presidente del consiglio Renzi, qualche giorno fá, durante una conferenza stampa con i giornalisti stranieri in cui si parlava del ruolo dell´Italia in Libia e del dramma degli immigrati, se ne esce, seza né comu e né quandu, con questa sparata: " Il 22 dicembre inaugureremo l´autostrada Salerno-Reggio Calabria ". E giú risate da parte dei colleghi stranieri i quali evidentemente ne sanno piú di noi della vicenda.
Ieri, dopo l´abbattimento dell´ultimo diaframma di una galleria nei pressi di Mormanno, il premier é tornato sull´argomento precisando : " La SA-RC é diventata il simbolo delle cose che non vanno.Alla sede della stampa estera qaundo ho annunciato per la fine di quest´anno i lavori di ammodernamento e l´inaugurazione per il 22 dicembre, si sono messi a ridere. Non ridevamo a me. Ridevano all´Italia.Oggi, in questo cantiere, tagliamo i pregiudizi nei confronti dell´Italia." etc.etc.....
E fin qui le parole.Ma andiamo ai fatti.
Ei fatti sono questi: entro il 22 dicembre finiranno( forse) i lavori degli attuali maxilotti, quelli per intenderci che vanno avanti dal 1998 e che prevedevano il rinnovo radicale del tratto autostradale( nuovi ponti,nuove gallerie etc.). Rimanevano e rimangono ancora circa 60 km, dove erano previsti nuovi viadotti e nuove gallerie per un importo di circa 3 miliardi di euro. Ma visto é considerato che i soldi non ci sono e, si sá, senza soldi non si cantanu missi, come si fá ? Presto detto. Questi tratti si lasciano come sono, al massimo si provvede con una manutenzione straordinaria del tracciato esistente, ma niente corsia d´emergenza, niente viadotti e niente gallerie.E ,soprattutto, si lavorerá per il loro completamento per i prossimi 5( cinque) anni. Eccolo l´asso nella manica per aprire entro il 22 dicembre.
Ma quali sono i tratti che non verranno ammodernati? Eccoli: Morano Calabro- Firmo( 21 km.),Cosenza- Altilia( 26 km) e Pizzo Calabro-S.Onofrio ( 11km.).Salta anche lo svincolo previsto a Laureana di Borrello. In questo modo verrano spesi, in cinque anni, circa 900 milioni di euro, con un risparmio,dunque, di piú di 2 miliardi.
Eccolo il regalo che Matteo Renzi si fará per Natale. E i calabresi,magari, saranno li ad applaudirlo.

I 15 PRIMARI DI VIBO CON GLI ATTRIBUTI - BRUNO DEMASI PER HAGIA AGATHÉ

I 15 PRIMARI DI VIBO CON… GLI ATTRIBUTI

di Bruno Demasi
   Le dimissioni odierne dei 15 primari dell’ospedale di Vibo Valentia presentate al ministro Lorenzin e al prefetto della città per protesta eclatante contro i continui tagli imposti alla sanità locale dall’emissario /commissario renziano Scura alzano finalmente il coperchio su una situazione sanitaria calabrese sempre più nauseabonda e colpevole.
   E’ la prima volta che scendono in campo gli addetti al settore dopo decenni di logorree diarroiche  e inconcludenti dei politici calabresi sempre impastati con i poteri forti al di là della loro appartenenza politica.
   E’ la prima volta che i medici battono  non solo sul tempo, ma soprattutto nella sostanza, le tiepide proteste, ammesso ci siano mai state, dell’attuale e dei precedenti governatori calabri e dei loro accoliti contro una nefanda spoliazione progressiva delle strutture sanitarie regionali immolate sui mille altari degli sprechi, degli intrallazzi e delle gestioni familistiche.
  Se nel tempo tutti i  medici ospedalieri e  gli operatori sanitari dei vari nosocomi della Regione, caduti uno dopo l’altro come birilli nelle mani dei commissari e dei politici di turno, avessero seguito o anticipato questo esempio con  gli sgoverni regionali e nazionali che si sono succeduti, probabilmente oggi non ci troveremmo anche in ambito sanitario in una situazione addirittura peggiore di quella registrabile in alcuni paesi del Centrafrica o del Burkina Faso.

   Ma dalle nostre parti medici e infermieri, al di là di tiepidissime e balbettanti proteste, di volta in volta hanno accettato supinamente, complici le loro rappresentanze sindacali, ogni atto possibile di distruzione della sanità, persino in quelle zone di montagna dove la sussistenza delle strutture ospedaliere avrebbe dovuto obbedire a criteri intelligenti di equa ripartizione sui territori più disagiati piuttosto che a criteri di spartizione.  Il mondo sanitario ha invece solo chiesto ( e spesso ottenuto) che fosse la gente, l”utenza” a lottare al  suo  posto, mentre molti di loro  si adeguavano spesso a lottizzazioni e giochi di potere interni che ci hanno sempre disgustato.
    Ai 15 primari di Vibo, col cui gesto odierno ci si augura inizi un’epoca nuova di riscatto e di lotta, il plauso e la solidarietà di tutti.

Bruno Demasi HAGIA AGATHÉ BLOGSPOT.IT

giovedì 10 marzo 2016

SENTÍTI.....SENTÍTI.....SENTÍTI...LI COSI STANNU CANGIANDU.....SENTÍTI....SENTÍTI......SENTÍTI......

Matteo RenziMatteo Renzi
MORMANNO «La Salerno-Reggio Calabria era diventata il simbolo di quello che non va. Con la stampa estera quando ho detto che quest'anno l'avremmo completata sono iniziate le risate. Questo mi ha fatto arrabbiare, perché non ridevano di me, ma dell'Italia. Oggi oltre alle cravatte dobbiamo tagliare i pregiudizi su questo Paese. Con questo cantiere avete la possibilità di dimostrare che l'Italia sa fare le cose, e che l'Italia è tornata». Lo ha detto il presidente del Consiglio Matteo Renzi, alla cerimonia per l'abbattimento dell'ultimo diaframma della Galleria Mormanno Nord, sulla A3 Salerno-Reggio Calabria, aggiungendo: «Devono smettere di ridere dell'Italia, il 22 dicembre vogliamo ridere noi. Abbiamo tre miliardi di euro da investire in Calabria nei prossimi anni nelle strade». Poi una battuta sui meccanismi che bloccano i lavori pubblici: «Ci vuole un'Italia che corre, non che ricorre, non che ingrassa i conti correnti degli avvocati con cause su cause», ha aggiunto. Negli anni passati, spiega il premier, «questa Italia qui ha finito per oscurare l'Italia straordinaria di uomini e donne che lavorano con competenza e capacità». E un ruolo particolare toccherà al Sud: «Il Mezzogiorno lo riporteremo com'era all'inizio dell'unificazione, la guida del Paese».
LA DATA «Abbiamo utilizzato lo stesso meccanismo usato per la Variante di Valico. Dare una data e poi correre. La Variante di Valico è stata inaugurata il 23 dicembre, due giorni prima del 25 dicembre che avevamo indicato. Per la Salerno-Reggio Calabria ci rivediamo a luglio per l'inaugurazione del primo tratto». È l'ottimismo la cifra dell'incontro di oggi tra il premier e la Calabria. «Per il 20, 22 luglio quando verrò giù – ha aggiunto – facciamo il punto sulla banda larga e per quella data dobbiamo avere già licenziato definitivamente il progetto della Jonica».
«ALTA VELOCITÀ FINO A REGGIO CALABRIA» Il discorso del presidente del Consiglio dei ministri si è soffermato in maniera particolare sulle grandi opere. Non soltanto sulla Salerno-Reggio Calabria: «Non è possibile – ha detto – che l'Alta velocità si fermi a Salerno. Cristo si è fermato a Eboli ma l'Alta Velocità deve arrivare a Reggio Calabria».
fonte:corriere della calabria