
Pubblico con piacere l´accorata lettere della collega Enza Dell´Acqua per evidenziare ancora una volta il contesto in cui un giornalista calabrese o siciliano o campano é costretto a lavorare. E, badate bene, i pericoli maggiori non vengo solo dalla ndrangheta ma, forse ancora di piú, dalla cosiddetta societá civile quella,per intenderci, che dovrebbe essere in prima linea nella lotta alla criminalitá, quella che dovrebbe dare l´esempio nel campo della cultura e dello sport, la societá che fa impresa e che fa sindacato. Una societá civile che,come sottolinea la collega Dell´Acqua nella sua lettera, é ormai permeata " DA UNA MENTALITÁ MAFIOSA RADICATA CHE SI FA INTOLLERANTE ED AGGRESSIVA NEI CONFRONTI DEL GIORNALISTA" . Ma é soprattutto la societá che fa ISTITUZIONE, che amministra la cosa pubblica e che dovrebbe essere il faro ed il punto di riferimento di ogni comunitá,piccola o grande che sia, la piú sensibile alle critiche.
Critiche, che vengono intese,quasi sempre, come attacchi alla persona,a questo o quel sindaco, a questo o a quell´assessore. Bisogna uscire da questa mentalitá se vogliamo davvero dare una speranza a queste terre, capire che la notizia non é una critica o un´offesa all´individuo, ma uno stimolo a correggere e migliorare gli eventuali errori commessi e soprattutto a non ripeterli.
Mi chiamo Enza Dell’Acqua. Scrivo per il Quotidiano del Sud dal novembre del 2012. Sono regolarmente iscritta all’Ordine dei Giornalisti.
Scrivere per il contesto dove vivo è una vera e propria sfida. Un’esperienza entusiasmante, da un lato, perché mi porta a scandagliare a fondo le dinamiche sottese a un ambiente difficile. Ma dall’altro è un percorso continuamente costellato da insidie e ostruzionismi di ogni genere. Il comune di Nicotera – e il territorio vibonese – come le cronache dimostrano, è fortemente segnato dalla presenza, ormai pervasiva, della ‘ndrangheta. Nello specifico, il consiglio comunale nicoterese è stato sciolto per due volte, su richiesta della Prefettura, per la conclamata presenza di infiltrazioni mafiose nell’esecutivo. E si appresta ad essere sciolto per mafia una terza volta, poiché l’attuale Giunta, guidata dal sindaco Franco Pagano, è stata attenzionata dal prefetto. Il sospetto è sempre lo stesso: eventuali condizionamenti da parte della criminalità organizzata. Lo scorso febbraio è arrivata a Nicotera la commissione di accesso agli atti che sta tuttora indagando su quanto prodotto dall’amministrazione Pagano.
Io opero in questo contesto. In cui, oltre alla mafia vera e propria, quel che rende la vita difficile è la radicata mentalità mafiosa. Una mentalità che si fa intollerante, se non aggressiva, nei confronti di un giornalista che cerca di onorare la professione che svolge, additando i problemi del territorio, sollevando questioni inerenti la sicurezza, l’ambiente, la gestione del denaro pubblico. E che opera con coraggio, in un vero e proprio covo di vipere. Minacce e intimidazioni, ne ho subite parecchie, in forme palesi e velate. Nel 2014 denunciai l’assessore Salvatore Cavallaro che, all’uscita di un consiglio comunale mi intimò di non parlare di lui altrimenti sarebbe venuto a trovarmi a casa. Proprio ieri mi sono vista costretta querelare il sindaco e l’assessora alla Cultura Mariella Calogero, i quali entrambi mi hanno pesantemente insultato, in contesti pubblici, facendo riferimento alla mia fisicità, essendo io in sovrappeso.
Ho raccolto le prove e mi sono recata in caserma dove ho sporto regolare denuncia.
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