
Renzi: la Calabria é un casino:non riparte.Per favore non finiamo a puttane.
UNO. Lontano da telecamere e taccuini Renzi pochi giorni fa al naturale: “Arrivare a Reggio, è un casino”. Casino è parola appropriata per far capire come stanno le cose. Ha detto: "Abbiamo valorizzato il museo dei Bronzi ma se non si può arrivare a Reggio è un casino". Poi, il 12 maggio a Porta a Porta: "L'Emilia Romagna e il Veneto sono ripartiti, ma non la Calabria. Faremo di tutto perché riparta anche la Calabria". E' sperabile che Renzi sappia che le due dichiarazioni hanno la stessa identica radice.
DUE. Per esperti e studiosi il problema che affligge Renzi e la Calabria si chiama Accessibilità. Se non è facile entrare e/o uscire da un territorio, va tutto a puttane (non dicono così, ma è questo il riassunto scientifico dei loro studi nel linguaggio popolare). Persone, salute, merci, interessi economici, cultura, sicurezza: non decolla niente. Bisogna essere Accessibili e l’Accessibilità dev’essere uguale a quella media mondiale. Altrimenti vanno tutti dove si arriva più facilmente. Se da un territorio è difficile entrare e uscirci sei in galera. Comunque, in trappola. L’economia si ferma. La produzione della ricchezza, anche se c’è, è inutile. Hai un’idea straordinaria e produci merci di qualità a prezzi stracciati? Perdi tempo e danaro. Altro che casino!La inaccessibilità è la più potente diseconomia che esiste: batte burocrazia, criminalità organizzata e lentezza della giustizia. Con tutto il rispetto per i Bronzi: se è difficile raggiungerli ce li friggiamo.
Mentre Renzi vuol far “partire” la Calabria, l’A3 viene sequestrata dalla magistratura perché è pericolosa. Non sarà interrotta, per ora. Ma si sa che è più facile morirci, assicurano tecnici e magistrati. Insomma, è sempre più difficile arrivare. Siamo sempre un po' meno accessibili. C’è un’altra strada importante in Calabria oltre l'A3, la 106. Chi la percorre, però, ha la certezza, verificata dai dati degli ultimi anni, che ogni mese due di quelli che ci passano muoiono. Pare che in dieci anni (ma non ci crede nessuno) la 106 verrà messa a posto: 120 mesi. I tecnici Anas hanno quindi programmato 240 morti ammazzati, un contributo per far sembrare mammolette i più fanatici terroristi che ci sono in giro.Non parliamo dei treni: lenti e pochi (mediamente più sporchi e scomodi di quelli del centronord.
A Renzi, che sembra puntare alla cittadinanza onoraria meridionale e calabrese, gli va detto a muso duro (e ne approfittiamo per informare Italia): l’Accessibilità negata della Calabria, una volta tanto non dipende dai calabresi, dall’assistenzialismo, dalla ‘ndrangheta, dall’ostilità verso la modernizzazione. Lo Stato ha sull'Accessibilità della Calabria debiti grandi dall’Unità (i Borboni, che usavano la Calabria per la caccia, ci tenevano a conservarla selvaggia e inaccessibile). E’ un problema specifico della Calabria l’Accessibilità negata. Ha costruito l’identità tragica e solitaria dei calabresi.
TRE. Ora c'è un fatto nuovo. Se non decolliamo anche noi, va a puttane anche il resto d’Italia. Siamo fermi da almeno 20 anni. Non per colpa di Renzi, Monti o Letta. C’hanno pensato prima. Solo chi è in malafede può immaginare che sia accaduto tutto negli ultimi tre anni, durante i quali, però, non è stato capovolto il paese. Un volumetto Einaudi, ancora umido d’inchiostro (febbraio 2016) di Antonio Galdo ha un titolo terrificante: “Ultimi”. Non parla del Sud ma dell’Italia intera. In 110 paginette dati, statistiche e ricerche internazionali spiattellano il disastro: scuola da somari, università fuori dal mondo, lavoro che non c’è, il piccolo è bello che non tira più, brevetti crollati, giustizia penale e civile… beh, lasciamo perdere, un appalto su tre truccato (e qui Galdo si tiene basso), un ecoreato ogni 18 minuti, Sud a picco e l'Italia segue.
QUATTRO. Nessuno ha la bacchetta magica. Neanche Renzi, d’accordo. Ma qualcosa si può fare subito. Subito significa alzare il telefono e farla fare. Penso alla possibilità (un timido inizio per spezzare l’Inaccessibilità) di un treno che da Reggio Calabria in quattro ore è a Roma Termini; solo un’ora in più dell’aereo (ma con l’orario certo e seduti come comanda dio invece che in piedi tra controlli e file). Tre ore da Lamezia, 2 e qualcosa da Paola-Cosenza, 4 da Crotone. Sarebbe anche il collegamento più rapido possibile tra Messina e Roma. Reggio, Villa, Lamezia, Paola, Salerno,Roma (saltando Napoli).
Non è la soluzione, ma una boccata d’ossigeno. Il segno che non finirà tutto a puttane. I tecnici dicono sia possibile. Da subito. Ma quelli delle Ferrovie sono sordi. Pare non abbiano carrozze di seconda mano da dirottare da Nord a Sud. Ecco se Renzi vuole fare una cosa subito, la settimana prossima o giù di lì, mentre si mette a spezzare l’Inaccessibilità storica della Calabria, intanto ordini a quelli delle Ferrovie che si schiodino e facciano una cosa. O li cambi in blocco.
P.S. Nei giorni scorsi, dopo anni, la Giunta regionale ha approvato il piano dei trasporti. Se possiamo dare un consiglio a Oliverio e Russo: correte.
Aldo Varano per zoomsud.it
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