domenica 24 luglio 2016

" IL CONTRASTO ALLE MAFIE NON É UNA PRIORITÁ DELLO STATO ITALIANO " : PAROLA DI MAGISTRATO !

“LO STATO NON HA INTERESSE A COMBATTERE LE MAFIE…”

di Bruno Demasi
   Già otto mesi fa il sostituto procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, intervenendo profeticamente ad un convegno in provincia di Torino, sul tema «15 anni di 'ndrangheta in Piemonte e non solo. Le ramificazioni della mafia calabrese a livello globale», non usava mezzi termini nel criticare le inadempienze del legislatore e del Governo nella lotta alla criminalità organizzata.
   Era il momento cruciale dell’esposizione mediale da parte dell’attuale governo che ormai si era già impadronito di fatto delle prerogative parlamentari, e della sua presunta intenzione di combattere su tutti i fronti la criminalità organizzata, ma gli aborti legislativi che ne sono seguiti e le notizie di questi giorni sulle ramificazioni della ndrangheta in Piemonte , danno pienamente ragione a Lombardo.
   «Il contrasto alle mafie non è una priorità dello Stato italiano», egli affermava ed era una sorta di condanna senza appello da parte di un magistrato di prim’ordine che non aveva peli sulla lingua quando affermava: «uno Stato che ha questa priorità non interviene come è intervenuto il nostro legislatore o l’apparato governativo: limitando uomini, mezzi e risorse. Cercando, in qualche modo, di creare una serie di difficoltà operative, non ascoltando tutta una serie di indicazioni. Mantenendo un profilo basso in un’azione di contrasto che, invece, richiede grande autorevolezza». 

    Davanti a queste accuse, documentate e controllabili in ogni momento e a tutti i livelli, lo sgomento del cittadino – del cittadino calabrese in particolare – diventa enorme perché è consapevolezza ormai chiara , avvalorata dalla stessa magistratura, che «le grandi mafie si muovono in maniera coordinata tra loro e sono componenti indispensabili del sistema economico mondiale. Chi oggi si permette di criticare le indagini che riguardano il narcotraffico, di cui la 'ndrangheta diventa sostanzialmente il soggetto unico, non si rende conto dell’enorme liquidità che ne deriva, tale da essere in grado di condizionare il sistema bancario e finanziario mondiale. Se siamo tutti consapevoli che per uscire dalla crisi è necessario che l’economia riparta, siamo anche consapevoli che contrastare finanziariamente le mafie significa impedire che l’economia riparta. Per capire come stanno le cose occorre cercare le tracce del sistema criminale necessariamente integrato, di cui 'ndrangheta, cosa nostra, sacra corona unita e camorra fanno parte. Certo tra queste realtà criminali possono anche crearsi conflitti, che poi però regolarmente si risolvono nel momento in cui l’interesse comune diventa di rango più elevato». 

    Parole da imprimere con il fuoco sulle coscienze di tutti i Calabresi onesti e di tutti gli Italiani che hanno voglia di riscatto per creare una nuova stagione di proteste e di resistenza civile contro questa situazione che spesso, com’è accaduto con Falcone e poi con Borsellino, colpevolizza gli stessi magistrati onesti. Lombardo infatti ricordava e ci ricorda ancora che «quando un giorno vi verranno a dire che purtroppo in Italia ci sono una serie di magistrati che inseguono ricostruzioni fantasiose, state certi che di me stanno parlando. E pure di qualcun altro. Ma vi dico che quelle ricostruzioni fantasiose hanno già prodotto centinaia di sentenze di condanna. Quindi sono fantasioso io, il gip, i tre giudici del tribunale o la Corte d’assise, i giudici d’appello o della Corte di assise di appello e sono stati fantasiosi anche i giudici che notoriamente fantasiosi non sono, quelli della Corte di Cassazione. Solo che quel lavoro non è mai stato letto da nessuno».  
   Coraggio, gente, è ora di indossare almeno il vestito del coraggio, se non ce l’abbiamo sotto pelle, e di reagire civilmente!

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